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La sinistra europea, in crisi come tutte le sovrastrutture ideologiche, potrebbe ritrovare nell'attuale scenario geopolitico una nuova dimensione, finalizzata a riporre il primato della Politica al centro delle scelte comunitarie.

Dopo il crollo delle grandi ideologie del Novecento, la politica si è ritrovata orfana delle idee, incapace di produrre un modello sociale di riferimento per cittadini europei e cittadini di altri continenti che guardano all' Europa come una speranza, come una possibilità di un'esistenza libera e dignitosa. L'appiattimento del dibattito su temi economici a breve termine, la spregiudicata disinvoltura con la quale si operano scelte a vantaggio delle élite economiche, ha allontanato le persone da qualunque interesse per la cosa pubblica, riducendo le loro aspettative per il futuro ad una maggiore sicurezza, in risposta alla recrudescenza degli atti di terrorismo; e alla ricerca di un impiego, spesso non adeguato agli sforzi compiuti, alle aspettative, al restringimento della prospettiva, nei miseri e pericolosi confini dello Stato-Nazione.La politica contiene necessariamente un nucleo ideale, anzi è sul quel nucleo che essa genera la sua forza attrattiva. La visione del mondo, seppure nelle diverse prospettive insite nel fecondo contrasto dialettico, è il mito che fonda l'apparato politico, ridotto altrimenti ad una classe impiegatizia, come oggi tristemente appare l'enclave europea. La politica è fatta dagli uomini e si rivolge agli uomini, per questo deve avere un contenuto ed un linguaggio umano, oserei dire poetico. Nel ripercorrere i miti fondanti le ragioni storiche della sinistra -non mi riferisco a deliranti temi sulla nazione, tipici della destra estremista- emergono fatti storici e culturali che hanno ingenerato negli uomini e nelle donne una risposta che trascende l'individualità, in virtù di una superiore appartenenza al genere umano, al riconoscimento della esistenza di un piano più nobile delle relazioni umane, non limitato alla famiglia, all'appartenenza ad una fede religiosa, o ad una nazione, ma all'Umanità, intesa come obiettivo cui tendere attraverso le scelta politica.Umanità come " mito fondatore" la civiltà della sinistra europea. Osservare la nascita dell'Unione Europea, dopo la mattanza della seconda guerra mondiale, non può ridursi ad un esercizio di retorica, ma deve essere un monito costante per  i titolari della scelta politica e per i cittadini dell'Unione, che palesano un'apparteneza alla sinistra.Occorre che la politica per l'uomo riprenda il suo posto, sottomettendo le tristi  formule economiche per ricondurle ad un fine compatibile con quella Umanità che è alla base dei nostri trattati.Elevare la qualità della dialettica politica significa, anzitutto, anteporre i temi della cultura al centro della nostra identità europea, felicemente meticcia, perchè l'identità non è concetto statico, verum ex se, ma dinamico, che si rafforza nel confronto con l'Altro, si arricchisce delle parole, delle poesie, delle ragioni, provenienti da altre esperienze. Identità è il cammino dell'uomo verso la consapevolezza dell'Altro. Proprio perchè essere europei significa essere portatotori di diversità, dobbiamo guradare alle altre culture come opportunità, come possibilità evolutiva dei nostri apparati di pensiero stagnanti. Dalle cattedre si leva sempre la voce di Hobbes: "homo est homini lupus" , per giustificare qualunque restringimento delle libertà personali o l'esaltazione della difesa delle piccole patrie; forse è giunto il momento di riscoprire altre logiche di pensiero, germinate dalla grande madre Europa, riscoprire Spinoza, che oppose la sua massima "homo est  homini deus", riassumendo, nel dono della parola poetica, il senso dell'Umanesimo, che è l'unico antidoto all'imbarbarimento delle coscienze, in un mondo dove merci e capitali si muovono alla velocità della luce, mentre all'Uomo è negato il diritto di scegliere un'esistenza libera dalla miseria. Chi, come me, non cede alle lusinghe aride del pragmatismo imperante, al totem dell'efficientismo, crede sia giunto il momento di una metanoia globale, che ricalchi quella "Civiltà dell'Empatia" descritta da J. Rifkin: leggete per credere.

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