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SONG FOR ANNA

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Cammina sotto il sole,che picchia forte, lungo questa lingua di sabbia infinita, caricando sulle spalle la merce  da vendere ai turisti.

Viene dal Senegal, indossa abiti dai colori sgargianti, il giallo del sole per i turbanti che le incoronano un viso perfetto ed un sorriso di madreperla, azzurre le lunghe vesti che lasciano scoperti i piedi, orme di un cammino faticoso, passi leggeri  verso  la speranza .Si chiama Anna, ed è una mia amica. La nostra è un’amicizia  vera, di poche parole,  fatta di sguardi che confortano il cuore.  Di silenzi, carichi di comprensione, perché a qualunque latitudine essere donne libere costa ancora fatica. Durissima.

Ma Anna non molla; la sua eleganza di gazzella, anche sotto il sole torrido, è un miracolo sulle nostre spiagge che di  bello hanno ben  poco. Anna attraversa  la folla di bagnanti, con il suo portamento fiero e dignitoso. La sua bellezza è una “smisurata preghiera” che si incarna tra le onde bianche che inseguono il suo passo di regina. Gentile, si avvicina alle signore  per vendere abiti e monili; discutono,allegramente, per il prezzo, come in un villaggio, nutrendo l’illusione  che siamo noi a dare il giusto prezzo alle merci, non ad esserne fagocitati come nei centri commerciali e ognuno pensa di indossare non solo un abito, ma anche il sorriso di chi l’ha venduto.

A volte riusciamo a sederci all’ombra  per un caffè . Parliamo dei suoi bambini,  della vita, del mondo.  Scopro un’affinità impossibile tra il suo modo di sentire e il  mio, stessi dubbi, stessi slanci, forse in Senegal mi sentirei  a casa, finalmente. Una volta , tra una battuta e l’altra, mi ha detto che in Africa non ci possono andare tutti, ma l’Africa bisogna meritarla con il cuore. Ed io la merito, amica mia? Mi sorride  ed allora mi scopro una stupida, perché una lacrima non ne vuole sapere di ricacciarsi nell’occhio, ma scivola via ribelle. Capita quando sento di essere riconosciuta nel mio “essere umana”, che non è un segno distintivo della nostra specie, ma un titolo d’onore,  una meta da raggiungere come obiettivo di una vita intera, ed io mi sento solo all’inizio e con molte lacune. E’ solo un caso che io sia nata qui,  è solo un caso che io possa vivere e lavorare nel mio  Paese, confortata dalla presenza della mia figlia. E’ solo un caso che io goda di privilegi ai più negati.  Ci salutiamo, la sua pausa è finita, il sole è una palla di fuoco nel mezzo del cielo. Sistema il suo turbante, carica il sacco pesante in spalla e incede, con eleganza ,tra i bagnanti distesi, dona il suo sorriso di madreparla a tutti.  Cammina, la sua sagoma fiera si staglia nella luce abbagliante , cammina piena di grazia, piena di grazia.

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