Be a smart, smartphone user!
Write a commentPassiamo tantissimo tempo attaccati ai nostri smartphone, ci svegliano al mattino, ci ricordano cosa fare durante la giornata, ci tengono compagnia in macchina, in treno, spesso ci indicano la strada e rispondono alle nostre domande. Non ci abbandonano neanche in vacanza, nemmeno mentre siamo in spiaggia a sorseggiare un mojito o a goderci un tramonto riusciamo a sottrarci all’utilizzo automatico/compulsivo di queste scatolette magiche senza le quali non potremmo documentare, minuto per minuto, la nostra vita sui social. Insomma, potremmo considerarli compagni di vita insostituibili, se non fosse che li sostituiamo eccome, fin troppo spesso!
Le campagne pubblicitarie che spingono all’acquisto degli ultimi modelli di dispositivi mobili sono molto persuasive e ci inducono a credere che prestazioni migliori e funzioni avanzate siano indispensabili per vivere meglio... ma possedere dispositivi evoluti, che si frappongono in maniera sempre più invadente tra noi e la vita vera, può davvero renderci felici?
Per non parlare poi dell’obsolescenza programmata, strategia che limita il ciclo di vita di un prodotto in modo da renderlo obsoleto dopo un determinato periodo di tempo.
In Europa, un regolamento proposto dal Parlamento europeo, attivo dal primo marzo 2021, prevede che tutti “i produttori o gli importatori sono ora obbligati a mettere a disposizione dei professionisti addetti alla riparazione una serie di pezzi di ricambio di un articolo per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato Ue dell’ultima unità di un modello”, ma vale solo su alcune categorie di prodotto dalle quali restano esclusi i device mobili. Gli smartphone hanno una vita media brevissima, trascorsa la quale si trasformano in un’esorbitante massa di rifiuti... una “palla di immondizia” megagalattica come quella che, in una puntata di Futurama, minaccia di distruggere la Terra.
Dove vanno a finire i nostri telefoni “intelligenti” quando muoiono?
Nelle discariche di prodotti tecnologici. La più grande discarica a cielo aperto del mondo è quella di Agbogbloshie, in Ghana, la maggior parte dei rifiuti che raccoglie arriva dai paesi europei. Il riciclaggio di materiali preziosi, come il rame e l’oro è una fonte di reddito per i locali ma l’esposizione prolungata alle sostanze tossiche emesse da tali rifiuti provoca danni alla loro salute. Sono le donne e i bambini, che rappresentano fino al 30% della forza lavoro, le principali vittime dell’esposizione prolungata alle sostanze tossiche emesse da tali rifiuti.
Quello del cosiddetto e-waste, abbreviazione di "electronic waste" ovvero “rifiuti elettronici”, rappresenta un grosso problema per il nostro pianeta. In Italia vengono denominati RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i piccoli elettrodomestici (tra cui telefonini, computer, giochi elettronici, ecc.) rientrano nella categoria R4 e, essendo composti in parte da materiali come la plastica, il vetro, il rame e altre sostanze, come cadmio e piombo, molto pericolose per l’ambiente e per la salute umana, non possono essere trattati come rifiuti comuni ma il loro smaltimento prevede un iter preciso di raccolta.
Allora, cosa possiamo fare noi?
Innanzitutto possiamo ridurre l’acquisto di smartphone, rinunciando alla corsa all’ultimo modello, se quello che abbiamo è ancora funzionante, o comunque si può riparare, e promuovere il riuso, limitando il più possibile gli sprechi.
Una volta ridotti al minimo i nostri rifiuti, dobbiamo impegnarci a smaltirli nella maniera corretta. Il modo più semplice consiste nel riportare il vecchio device nel negozio in cui è stato acquistato. Il decreto “uno contro zero”, in vigore dal 2016, impone ai punti vendita con una superficie di almeno 400 mq dedicati ai prodotti AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche) il ritiro di piccole apparecchiature. Mentre il decreto “uno contro uno” è valido nel caso in cui si acquisti un dispositivo elettrico/elettronico, in sostituzione di un modello di cui si è già in possesso e impone ai negozi il ritiro dell’apparecchio sostituito.
In alternativa, possiamo recarci in un centro di raccolta RAEE o in un’isola ecologica, sul portale https://raccoltaraee.it è possibile ricercare il punto di raccolta a noi più vicino.
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