IL FURTO DEL TRATTATO DI FILOSOFIA: CHI HA RUBATO IL MOTORINO DI PINUCCIO?
Write a commentChi ha commesso il gesto infame, non sa di aver rubato un simbolo di resistenza, un cimelio dello Stoicismo, una reliquia da esibire alle generazioni prossime venture per divulgare un semplice concetto: si può vivere senza auto di lusso, senza carta di credito, senza farsi prendere da un colpo apoplettico ogni volta che la borsa chiude in ribasso.
L'ignaro ladruncolo non sa di aver privato il mondo di un sorriso e di una speranza, cosa ben più grave del furto di un'automobile di lusso. Quel motorino ammaccato, dipinto di azzurro, pensando al mare, incarna il pensiero della decrescita felice, senza dover leggere trattati asfissianti, dissertazioni da millenaristi. Quel Sì privo di faro, sostituto da una torcia attaccata con fil di ferro, dimostra che gli oggetti diventano cari per le emozioni che raccontano, perché si legano alla nostra vita in un processo osmotico: quante avventure potrebbe raccontare quel motorino pieno di ruggine! Una Ferrari, al cospetto del Sì di Pinuccio, sarebbe solo una bella carcassa senza anima.
E per di più, quel Sì ammaccato è un gran maestro di vita! I soldi si spendono per amore di vita e non per esibirsi: ad ogni tramonto si stappa una bottiglia di vino buono, su questo non si risparmia, sarebbe un atto vile e deprecabile; si ascolta musica vera, gradito De Gregori d'antan, e si brinda alla vita, incuranti dello spread e delle banche, con il cuore libero da affanni. Il Sì di Pinuccio ha un valore inestimabile: la ricchezza di possedere solo esclusivamente se stessi.
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