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IL VIAGGIO NEL CUORE

  • Giovanna Landi
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Chi di noi, nei mesi scorsi, non si è aggrappato ai ricordi per superare momenti di sconforto? Ricordare, in latino recordari da cor, cordis, significa riportare al cuore. E nello scrigno del cuore, tra i ricordi più preziosi, custodiamo quelli legati ad una delle esperienze più belle e interessanti che si possa fare durante la vita, viaggiare.

Costretti tra le mura di casa, tutti noi abbiamo fantasticato, almeno una volta, di ritornare alle nostre mete preferite, luoghi nei quali siamo stati felici. Per qualcuno si è fatto avanti il rimpianto di non aver ancora visitato quella località che tanto lo attrae, di aver sempre rimandato il viaggio che sogna da tutta la vita.

Nonostante le difficoltà che abbiamo affrontato e le sfide alle quali stiamo andando incontro, il desiderio di partire, di incontrare persone di altre lingue, colori ed abitudini, di scoprire nuovi sapori, nuovi odori non si spegne mai. Quanto ci manca quell’indescrivibile sensazione di libertà e di intensa euforia, che solo chi ama profondamente viaggiare ha provato e può comprendere.

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Dopo quasi tre mesi di lockdown, ieri sono stati riaperti i confini nazionali ai paesi dell’Unione Europea ed è confermata la data del 15 giugno per la riapertura dei confini extra UE. Stiamo riacquistando la libertà di muoverci, per il momento, entro i confini nazionali. Non sono ancora chiare le limitazioni che saranno imposte dalle altre nazioni. Senza dubbio il ritorno alla “normalità”, anche per chi viaggia, sarà graduale e bisognerà mantenere il distanziamento sociale e seguire le norme di prevenzione ancora a lungo. L’estate è alle porte e, siccome i lunghi spostamenti potrebbero essere complicati, per quest’anno si tenderà a privilegiare il turismo di prossimità. Il desiderio di fuga dovrà coniugarsi con la ricerca di destinazioni alternative, angoli tranquilli dove è più facile evitare assembramenti e mantenere le distanze. Potremo riscoprire la bellezza dell’Italia e di luoghi finora poco noti, i borghi che costellano il nostro territorio, i parchi e le aree protette, i sentieri di montagna e le spiagge meno affollate.

Ma cosa significherà “viaggiare, nell’era post Coronavirus?

Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che non ci sono atti individuali che non abbiano conseguenze sulla comunità e sull’ambiente. Abbiamo sperimentato che l’incolumità di ciascuno dipende da quella di tutti (e viceversa) e che la nostra sopravvivenza è legata indissolubilmente alla tutela dell’ambiente.

Il divieto sugli spostamenti, imposto nei mesi scorsi, ha ridotto drasticamente i collegamenti aerei e le emissioni di gas serra che ne derivano, un dato di cui tenere conto la prossima volta che prenoteremo un biglietto aereo. Se l’obiettivo deve essere quello di indirizzare la nuova società post-pandemia verso la responsabilità sociale e ambientale, è necessario ripartire da due presupposti: l’azione individuale ha ripercussioni sulla collettività, il singolo dunque è chiamato ad agire consapevolmente per salvaguardare se stesso e gli altri; il nostro stile di vita, incluso il modo in cui viaggiamo, ha un impatto sul nostro pianeta, bisogna tenerne conto e sforzarci di modificare, di conseguenza,i comportamenti dannosi. Il nostro viaggiare, o meglio ancora, il nostro vivere dovrà basarsi d’ora in poi sul concetto di cura, verso noi stessi, verso gli altri e verso la nostra casa, ciò significa proteggere, in quanto cittadini del mondo, tutto il pianeta. È nostro dovere ripensare il viaggio sulla base di un rinnovato rapporto tra l’uomo e l’ambiente e fra gli uomini tra loro.

La pandemia ha messo in discussione le nostre vite, sfruttiamo questa occasione per mettere in atto il cambiamento necessario a rendere il turismo sostenibile. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo sostenibile “soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro”, tale definizione si accompagna a quella di ecoturismo, cioè un turismo in aree naturali che deve contribuire alla protezione della natura e al benessere delle popolazioni locali”. Ciò non riguarda solo la vacanza ma tutto ciò che c’è intorno: dai mezzi di trasporto alle pratiche di viaggio.

La sfida al viaggiatore del futuro, dunque, sarà quella di disfarsi di abitudini e stereotipi e di ripartire da un turismo consapevole. Gli occorrerà spirito di adattamento e buona volontà per compiere scelte basate sul rispetto della natura e dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni del luogo. Solo così potrà riscoprire il significato autentico del viaggio, come esperienza di trasformazione e crescita, non soltanto personale ma anche collettiva, basata sui principi dell’etica e della solidarietà tra gli uomini.

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Prendiamo in prestito le parole di Confucio, il primo maestro della Cina, che disse: “Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore”.

BUON VIAGGIO!

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