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What's happiness | "Ognuno è felice a modo suo, quando capita", Biancaluna Bifulco

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La felicità, così sfuggente, effimera, eppure è l’unica ragione per venire al mondo.

Non vi è alcuna certezza dell’essere felici su questa terra, anzi pare che tutto trami per ostacolare la nostra beatitudine.
Forse non è data ai mortali e appartiene solo agli dei dell’Olimpo.
Filosofi, poeti, gente sconosciuta - mi fido molto degli sconosciuti - di ogni tempo mi hanno guidato nella ricerca della felicità, perché io ad essa ho consacrato la mia vita minuscola.
Ma non ho ricette pronte all’uso, non ho alcuna definizione, so solo che ognuno è felice a modo suo, quando capita.


Per essere felice ho accettato di essere molto triste, di indossare il velo nero della malinconia, abbandonami all’oscuro sentire.
Fino a quel respiro profondo che è un ritorno alla vita.


Ed è in quell’attimo, quel “conatus” che io, come una rabdomante innamorata della filosofia di Spinoza e di Bergson e di tutti i poeti, ho trovato le tracce del mistero della felicità.
Sono viva e il mio corpo mi induce ad andare, ballare, saltare e fare l’amore. Di esso mi beo, nel rispetto dei suoi ovvi limiti.
E mi ricordo di una felicità bambina, scalza e stramba, la gioia inebriante di una corsa, verso il mare, quell’albero che pareva fatto apposta per arrampicarsi, con i rami protesi verso il mistero delle stelle, le bande di amici alla scoperta della vita. E tristezza fulminea come un presagio dell’età adulta; cercavo, allora, di nascondermi per non sentire la paura: cosa sarà di me? Dove vanno a finire i gatti morti stecchiti sulla strada ? C’è un dio dei gatti ? Non c’è dio, la morte è la fine di tutto, della felicità di vivere.


Crescere, poi, ascoltando le parole del mio demone che non è negli inferi, ma nell’abisso luminoso del cuore: diventa ciò che sei. Dionisiaca gioventù, esplodere come una stella negli incontri con l’altro, frammento danzante alla vita, fino a non essere più, nella confusione assoluta che cancella i confini dell’essere . E poi l’amore felice e disperato, amore fino alla morte perché è così che si ama, uccidere quello che eri per diventare ancora nella danza con l’amato, disposta a perdermi, innamorarmi, infinite notti insonni e poi rinascere da una cellula primigenia e cercare ancora , viaggiare per tracciare il destino.
Rimettere insieme i frammenti. Non riesco a stare nei ruoli, non amo le definizioni, l’etichette appiccicate sulla giacca. La felicita non è successo. Rivendico il mio diritto a divenire, accettando di infliggere dolore a chi amo pur di non dimenticare il mio compito: “Cura d’essere chi sei, che ti amino o no.”
Oggi quasi la intravedo la felicità, così libera e coraggiosa . Ha una treccia bianca, rughe profonde ai lati degli occhi, pieni di vita e luce, danza con improbabile leggerezza, qualcuno dice si sia messa in testa di suonare la chitarra. È matta, alla sua età?

La felicità è la scultura del carattere, le bozze infinite, i tentativi, il coraggio nonostante la pena, il dolore , le sconfitte, il vuoto, di amarsi sopra ogni cosa, di non essere come ti vogliono e perdonare chi non ti ha riconosciuto Donare al mondo, senza riserve, solo ciò che sei. Donare a mani piene, dissipando se stessi nell’estasi della condivisione.

La felicità è sempre un altro, la corsa fino al mare con i bambini scalzi.

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