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TUTTA COLPA DEI DOORS ... STORIA-DI-UN'ESTATE-SECONDA-PARTE

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“Mamma, posso andare al falò questa sera?”   Mamma, alle prese con i suoi trattati di ufologia, mi sorprese con un immediato consenso” Certo, con chi vai?”

“ Ci saranno tutti “ risposi con un sorriso ebete.” Tutti chi?” rimandò  mamma. Già chi erano questi tutti, queste persone indistinte che l’adolescenza ricompone in un gruppo. Cominciai a temere il mio incontro con tutti, il mio impatto nella società degli adolescenti in vacanza, terribili come l’invasione delle cavallette. “Va bene, purché siano bravi ragazzi, ma rientra per le dieci e mezza” “ Sono ragazzi bravissimi, mamma, te lo giuro!” non ascoltai, insordita dalla tempesta ormonale, la precisa raccomandazione di mamma sull’orario. Al le otto di sera mi avviai verso la spiaggia prevista per il falò, ma non c’era nessuno, attesi fino alle ventidue, quando vidi arrivare una banda di gente, che trasportava legna, proveniente dal deposito della vicina pizzeria. Il proprietario della pizzeria era amico di mio padre e smadonnava sempre contro i “drogati” che gli rubavano la legna. Ecco chi erano tutti! Vincenzo mi salutò e prese ad armeggiare con il fuoco. Ci disponemmo in cerchio ed io cominciai a sentirmi osservata da tutti, non conoscevo nessuno, nessuno che mi rivolgesse la parola. Cominciai  a rimpiangere la mia stanzetta con i sette nanetti disposti in fila sulla mensola e con il poster di Alberto Camerini( poi dici che soffro d’insonnia). Volevo andare via, mi passarono una birra, ne bevvi un sorso per essere cortese. Tutti non mi piacevano proprio, fu Vincenzo a rompere il mio imbarazzo, scaraventandomi nel panico. “ La prima canzone la sceglie Bianca, che mi ha accompagnato ad Agropoli   a comprare le corde della chitarra” Fu come se un fulmine mi avesse colto in fronte,come se fossi stata colpita da un’alabarda spaziale. “ E mò che faccio?” pensai.  Mi venne in mente  un nome, la salvezza in quel momento:” Una dei Doors”, che non sapevo neanche chi fossero, ma mi faceva molto parte di tutti. “ Va sul pesante, la ragazzina”  Fece Vincenzo, cominciando i primi arpeggi di chitarra. Ad un certo punto cominciai ad avere dei crampi violenti allo stomaco, forse la tensione, la paura di tutti e presi la decisione più saggia della mia vita, ma a me che me ne importa di questi tutti? Io  me ne vado a casa mia, nella mia stanzetta  sul balcone con la coperta e la pancia rivolta verso le stelle per contemplare il cielo pieno di stelle, distinguere le costellazioni, immaginare di vedere una stella vagabonda( giuro si chiamano cosi). Salutai di fretta e corsi a casa, le luci erano accese e c’era un sacco di gente,forse i miei avevano organizzato una festa. Invece la festa la fecero a me, erano le tre del mattino, il tempo era passato in fretta.  Non vi darò dettagli del mazziatone,  a quello ero abituata, ma le parole scandite da mia madre non le dimenticherò mai più: “ Scordati la vespa per tutta l’estate, la userà solo tuo fratello!”  Provai a replicare qualcosa, farfugliai delle scuse  inverosimili.” Mamma, sono stata rapita dagli alieni” sapendo l’effetto che gli ufo producevano in mia madre, esperta in casi di avvistamento a Roccadaspide e dintorni. Ma non ebbi fortuna. Senza vespa, con le poppe, senza amici, era un estate da dimenticare e tutta colpa dei Doors, si perché per me erano diventati causa di quella disgraziata estate, causa prima di ogni sventura. Dopo qualche giorno, rividi Vincenzo, mentre ero giunta alla pagina centoventi di Delitto e Castigo. Ancora con questo mattone? Mi canzonò. L“Meglio  Dostoevski  che i Doors! “ risposi arrabbiata. “ Allora non ti piacciono  i Doors?Ed io che pensavo di aver trovato finalmente una ragazza intelligente!”  “ Non mi piacciano per niente, anzi se lo vuoi  sapere li odio. A me piace Alberto Camerini.” Vincenzo, mi guardò con occhi sorridenti, “ Sei proprio una ragazzina simpatica!” Mi afferrò le mani e prese a cantare “ Tanz Babolina”. Gli raccontai tutto quello che mi aveva procurato la maledizione dei Doors, compreso l’ingiusta confisca della vespa. “ Due biciclette, si possono sempre rimediare!” mi rassicurò Vincenzo, con una strizzatina d’occhio. Da quel giorno io Vincenzo diventammo inseparabili,amici, anime che si svelano, dubbi da condividere, pedalate in salita verso  la collina di Capaccio, tuffi a capriola, nuotate a largo, lontano per starcene in silenzio a fare il morto a galla, ore a contemplare i fiori di fico d’india, serata a mangiare pizzette e ad ascoltare la musica che Vincenzo tirava fuori dalle corde, ogni tanto si interrompeva per dirmi, “ questo è Bob Dylan” oppure “ questa e Janis Joplin”. Quando i fiori di fico d’india sparirono, cominciai a sentire uno dolore, nel cuore, o meglio nella sua parte  più tenera e piccola, Vincenzo doveva ritornare in città e sentivo la sua nostalgia in anticipo, come si avverte l’arrivo di settembre, i colori che si smorzano, le luci che si attenuano, le onde del mare che si increspano lievi. Il giorno della partenza ce ne stemmo in silenzio, non avevamo ancora parole per la nostalgia. Vincenzo era il mio amico, la parte più bella di me. Per Vincenzo io ero la sua amica, non badava alle poppe, al fatto che mi piacesse  Alberto Camerini, ero la parte più bella del suo cuore. Mi regalò una cassetta, una vera cassetta degli anni ottanta, di cui aveva disegnato la copertina.  C’era scritto” Tutto il rock per Bianca”.  Tornai a casa ,nella mia stanzetta,il vocabolario di greco mi guardava minaccioso, avevo trenta versioni di greco in sospeso, decisi che potevano attendere. Mi su la casetta, leggendo e rileggendo i titoli dei brani scritti da Vincenzo. Partì  “My eyes have seen you “e mi venne da piangere. Perché? Che cosa era quel dolore del dolce che si prendeva tutto lo spazio del cuore? Che cosa era quel  vuoto nello stomaco?  Neanche la frittatina con le patate riusciva a colmarlo. Non avevo risposte, non  ne avrei mai avute, sapevo solo che era tutta colpa dei  Doors.

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