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TEMPO DI ELEZIONI, RIUNIONI, MANIFESTI. MA VOI, COSA IMMAGINATE PER CAPACCIO PAESTUM?

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Si ricomincia. Tempo di elezioni, riunioni, manifesti, invii selvaggi di messaggi non richiesti. Si ricomincia a raccogliere voti come si può, dove si può; si cerca ovunque, finanche al Chiorbo, contrade mai menzionate nelle nostre belle guide sulla città più bella della Magna Grecia.

 Famiglie che si dividono o si riuniscono in nome del sacro interesse individuale. Io sto a guardare, scendere in campo sarebbe un atto coraggioso, anche temerario. Candidarmi pregustando il gusto della sconfitta, l'ennesima delusione...ma per chi ha partecipato alle Barricate della Pantera, sognando di cambiare il mondo, cosa vuoi che sia un tonfo elettorale in casa? Ma non mi piace parlare degli altri, non è nel mio stile; ognuno fa quel che sa fare. Raccogliere voti non è il mio mestiere; io raccolgo, smadonnando, le cicche sulla spiaggia.

Non mi rovolgo agli esperti "vote hunters" ma a quelli come me, professionisti di progetti per una società civile mai realizzata. A chiunque sarà sindaco e vincerà questa raccolta indifferenziata di voti. A chiunque indosserà la fascia tricolore nel giorno della SS Annunziata. Come immaginate Capaccio-Paestum nei prossimi anni? Immaginare, questo immenso potere che ci è dato, come essere umani. Cosa immagina la casalinga, cosa immagina l'impiegato, lo studente, l'albergatore? Ma, soprattutto, cosa immaginano i giovani? Vorrei sentire loro, sentire il suono limpido della parola futuro. Ci saranno giovani, a Capaccio?

Tutto resterà identico e immutabile, fino alla fagocitazione del sistema litoranea, fino a quando da Eboli a Paestum sarà un solo infinto e ripetuto sussegursi di degrado, di nulla, effetto tangibile della politiche dei "vote hunters". C'è un modo, un modo solo per evitare l'apocalisse: che i cittadini si impegnino, inizino a pensare, siano portatori di interessi collettivi, sante e meravigliose espressioni del bene comune. Creando corpi intermedi tra il nulla del litorale pestano e il vuoto degli uffici comunali.

Vorrei riscoprire la potenza del diritto di cittadinanza, che impegna, noi tutti, nella costruzione di una società migliore. Il livello della lotta non è amministrativo, che siano i Guelfi o i Ghibellini a vincere, ma sociale. Bisogna creare una rete di relazioni, un tessuto urbano che non è mai esistito nel nostro territorio, scongiurando la deriva nell'individualismo e nella triste conta dei voti.

In una società evoluta, gli amministratori sarebbero solo esecutori del bene comune, nostri impiegati, nobili servitori della democrazia. In una società di questo tipo, si parlerebbe di progetti, si chiamerebbero esperti per costruire il futuro come opportunità condivisa e non come "emergenza".

Vorrei essere una cittadina, ma da dove cominciare? Oggi è il 25 aprire e mi sento indegna rispetto al sogno della nostra costituzione, scritta da giovani dreamers che pagarono con la vita per i loro ideali. 

E voi, cosa ne pensate?

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